giovedì 28 febbraio 2008

Il poema epico-storico e l'Alfonseis

Il poema epico-storico
Unica forma di espressione inalterata nel medioevo soprattutto rispetto a Omero e Virgilio. Nel medioevo è migliore chi resta inossidabile modello nel tempo => sempreverde il canone degli epici antichi (Virgilio, Lucano, Stazio, Ovidio [considerato epico per la mitologia]) su cui si formano tutti gli studenti medievali mandandoli a memoria; ovviamente quando scrivevano anche testi originali era naturale riaffiorasse il modo o il ritmo o addirittura brani di scrittori antichi. I centoni venivano considerati un modo per imparare a scrivere epica.
Si scrivevano anche carmi epico-storici (100 vv) o poemetti (200 vv) se si volevano tramandare solo piccoli episodi.
Oppure in alternativa annales scheletrici o cronache in latino o in volgare con poca perizia e poca retorica. In latino si scrive quasi solo in versi.
Il destinatario della storia è di norma altissimo ma racconta vicende contemporanee e si inserisce nella storiografia di corte: seriale e interconnessa l'una con l'altra come Valla, Facio e Zuppardo che raccontano il regno aragonese fino alla morte di Alfonso (e poi Panormita e Pontano, Albino per Ferrante).

Matteo Zuppardo: Alfonseis
Parla degli ultimi tre anni di Alfonso, fino al 1458.
L'Alfonseis è una delle iniziative letterarie per la lotta al turco, diversa dall'Alexandreis, Iliade e Eneide che mettevano in primo piano la letteratura: qui in primo piano sta la documentazione storica, il valore della testimonianza.

Manca la dedica proemiale necessaria se fosse la copia ufficiale, probabilmente perché muore Alfonso, motivo per cui ha pochissima fortuna e di conseguenza probabilmente resta codex unicus. Sarebbe stata scritta fra il 1455 e il 57, comunque non oltre il 58, data della morte di Alfonso ed è l'ultimo tassello della storiografia di corte.
Il codice non compare nell'inventario della biblioteca aragonese (dispersa alla fine del '400 in Spagna poi a Parigi), ma adesso si trova a Madrid quindi in qualche modo la segue.
Codice unico: 1570 della biblioteca nazionale di Madrid ma di provenienza e fattura italiana, forse commissionata da Zuppardo ad un copista professionale (M) non sempre preciso e controllato da una seconda mano (M1) che revisiona puntualmente tutto il codice sia per le lacune che per le corruttele meccaniche in collazione con un altro manoscritto forse sotto il controllo di Zuppardo. Corrette anche alcune grafie non segnalate nell'apparato critico ma solo nella nota al testo.
Il manoscritto è simile al manoscritto di Ravenna di Granchi, ci sono rozze miniature. Ci sono errori meccanici e di copia ma anche correzioni puntuali sul primo strato d'impianto con aggiunta di passi, revisione di versi, addirittura correzione dell'ortografia (h, doppie, scempie), per cui dovrebbe essere idiografo; Importante la collazione del testo per sorveglianza forse di Zuppardo ai fini della correzione del testo. Situazione facile filologicamente.

Per questo è rispettata la facies grafica anche per particolarità grafiche come le alternanze dei dittonghi (da metà poema scritti in modo più regolare) e gli “errori” sintattico morfologici. È stata rispettata anche la divisione in 10 libri.
Nell'apparato critico sono riportati gli errori congetturati e sia la mano M che quella M1.
Nel commento si dà notizia dei fatti storici e politici di cui si parla (politica orientale, crociata fuori stagione per propaganda e motivi politico-economici a cui partecipano Venezia e Genova) + un commento letterario.

Nell'apparato delle fonti ci sono sia quelle classiche che medievali che cristiane.
Le principali fonti classiche, come di consueto sono Virgilio, Stazio, Lucano e Ovidio + la poesia biblica e cristiana (come la personificazione di Costantinopoli o il tema della visio e del sogno) – le fonti sono dissimulate abilmente, agiscono come aiuto a dire per costruire il verso, vengono fuori più per memoria sonora che per situazioni o struttura compositiva, oppure per identità di posizione nell'esametro.

La lingua tende a uno stile alto ed epico ma non è supportata adeguatamente dal latino e diventa contorto, involuto, dal lessico povero e superficiale.
Per il resto nella costruzione del verso non ci sono gravi errori, si avvicina abbastanza al modello per gradevolezza, travalica l'esametro con enjambements, usa bene pause e cesure.
Libro I
L'invocazione si divide in due parti: prima alle Muse poi ad Apollo, in mezzo c'è la materia del poema. La struttura è identica all'Achilleide. La materia è la storia più recente di Alfonso, l'indizione della crociata contro Maometto.
6 si parla dell'antefatto, la caduta di Costantinopoli ad opera di Maometto II, chiamato nel poema troiano, così come Alfonso protegge gli argolici.
19 Alfonso viene rapito in sogno da Costantinopoli che da un monte gli fa vedere la città distrutta, incitandolo alla crociata. Il poeta esalta Alfonso e gli prospetta futuri trionfi e lode eterna
85 Tradizione poetica di oratio simile al Alfonsi Regis oratio in expeditionem contra turcos inimicos Hiesus Cristi di Panormita: sono gli stessi temi ripresi da Zuppardo

Lessico e qualità della lingua non alto, ha difficoltà a gestire il verso quantitativo in senso accentuativo, ma si legge molta scuola dietro, quasi centone spontaneo soprattutto in inizio e fine del verso.
/sc/ è spesso scambiato con s/c perché in meridionale s [ς] ma va conservato per permettere lo studio linguistico.

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