Il conflitto fra patrizi e plebei
Andò avanti fino alla nascita di una nobilitas mista che fonda il dominio mondiale di Roma.
Il dualismo e il conflitto nella tradizione romana si avverte fin dall'inizio della repubblica, e viene trascinato fino al 367 a.C. Livio ne parla già in riferimento al 495.
I patrizi esistevano già da Romolo, ma inizialmente non erano opposti ai plebei, il contrasto viene distorto e reinterpretato in base a esperienze storiche posteriori al periodo dei Gracchi, le cui rivendicazioni e problemi vengono trasposte con evidenti anacronismi, p.e. le questioni territoriali: nel 494 non c'era un gran territorio che i possidenti fondiari potessero occupare a spese dei nullatenenti e dei piccoli proprietari. D'altra parte è difficile ricostruire le vicende in modo più vicino al reale.
Non tutti i plebei erano poveri: alcuni leader, ricchi come i patrizi, aspiravano a partecipare alle cariche pubbliche e volevano renderle accessibili a tutti – comunque sicuramente molti plebei erano poveri!
Fino al 367 (leggi licinie sestie) tutte le cariche politiche importanti e i sacerdozi pubblici sono monopolio dei patrizi. Dopo rimangono prerogative dei soli patrizi:
Flamines sacerdoti addetti al culto di una singola divinità; i più importanti sono i Diales (culto di Giove) poi Martialis, Quirinales e altri minori
Rex sacrificulus o Rex sacrorum (carica derivata da quella del Rex)
Salii che presiedevano al rituale sacro della processione solenne in cui i sacerdoti danzando portavano in giro gli scudi sacri (ancilia) discesi dal cielo come dono di Marte.
Erano i sacerdozi meno importanti dal punto di vista politico, anzi essere flaminio era difficoltoso per la vita politica: devono portare sempre in testa un berretto di lana, non poteva varcare il pomoerium.
Aruspicia: Un'altra esclusiva patrizia era legata all'osservazione del volo degli uccelli: modo rituale di interrogare gli dei sul gradimento/non gradimento per un atto o iniziativa della città o di un magistrato, quindi qualsiasi atto pubblico per poter essere valido o compiuto andava sottoposto e ritenuto favorevole; ovviamente dà un enorme potere politico, su cui i patrizi fondavano la loro esclusiva sull'attività dello stato.
Interregnum: secondo la tradizione in epoca regia quando moriva un re bisognava eleggerne un altro; l'autorità suprema di convocare l'assemblea popolare elettiva era dell'interrex entro 5 giorni in base agli aruspici e degli altri segnali divini convocava i comizi con cui il Senato eleggeva un altro re. La situazione non muta in epoca repubblicana: se morivano entrambi i consoli prima del termine si procedeva con un interre – la formula tecnica nelle fonti è Auspicia ad Patres: gli auspici tornano ai senatori.
Quando nasce il patriziato come casta chiusa?
Secondo la tradizione al tempo dei re. Un primo gruppo sarebbe stato creato da Romolo (Livio, I, 8), che nomina 100 senatori chiamati patres perché sono i capi famiglia dei clan, maiores in questa prima mandata, patres minores invece sono quelli creati da Tarquinio Prisco; i loro discendenti sono detti patricii. Secondo Momigliano la formula Patres Conscripti indicava le gentes maiores (P) + le gentes minores (C), mentre una teoria più recente vuole che i patres siano i primi senatori, mentre i conscripti sono quelli aventi diritto dopo le leggi Liciniae Sestiae1.
Alcuni studiosi (Ogilvie) accettano la tradizione: il monopolio degli auspici era del re, l'unico a poter decidere e chi delegare il potere (prerogativa/privilegio); questo spiegherebbe perché durante la repubblica il patriziato si chiude: viene meno la fonte autorizzata a delegare gli auspici .
In questa teoria ci sono gravi punti deboli: la tradizione racconta che la gens dei Giulio Claudii emigrò a Roma e fu accolta nel 504 a.C., ma furono riconosciuti da subito come patrizi, tanto che di lì a poco rivestirono il consolato e rimasero ai vertici del potere fino all'imperatore Claudio.
Andras ALFOLDI suppose che i primi patrizi fossero la guardia del corpo a cavallo del re di cui parla la tradizione: 300 celeres in 3 squadroni, creati da Romolo per sé e con Tarquinio Prisco diventano 600 nelle 6 centurie che nei comizi centuriati raccolgono i patrizi.
La spiegazione non regge secondo Momigliano perché applica alla Roma arcaica una visione medievale (cavalleria su fanteria) che invece era al contrario alle origini del mondo antico, per esempio anche nella formula del dittatore: Magister Populi (= dell'esercito dei fanti), al cui subordine stava il Magister Equitum.
Allora alcuni storici sostengono che il rapporto fra il re e i patrizi andrebbe invertito: gli auspici sono prerogativa dei Patres dalla fase preurbana; quando nacque la città per aggregazione spontanea l'assemblea dei patres detentori di una parte degli auspici l'avrebbe delegata al re. Da questo nascerebbe la formula “Gli auspici tornano ai Patres”, e per questo all'arrivo della repubblica gli auspici vanno solo ai senatori.
Altri studiosi (Gaetano DE SANCTIS) pensano a una formazione graduale: né regia né preurbana ma derivante dai primi tempi della repubblica con una chiusura graduale, la serrata del patriziato che elabora una giustificazione teorica del diritto esclusivo del Senato di magistrature e sacerdozi. Chiusura completata intorno al 470 a.C. e sancita definitivamente con le XII tavole: divieto scritto di matrimoni misti. Questa usurpazione viene giustificata con un dato di fatto: finora le cose sono andate così e gli dei erano felici, quindi non bisogna cambiare. La plebe nascerebbe come insieme consapevole di questa inferiorità in opposizione al gruppo che si è chiuso.
I clan
L'unico punto certo è il nesso patres/gentes, l'importanza della gens come nucleo/clan familiare compatto.
Nel VII secolo emerge un nuovo sistema onomastico in tutta l'Italia centrale (Etruschi, Latini, Osco-umbri): non solo più nome e filiazione ma anche il nome familiare che rimane di padre in figlio. È la nascita della presenza del clan: sacra gentilicia (culti del clan officiati dal pater familia) e ager gentilicum (proprietà terriera del clan). Probabilmente in una fase arcaica l'esercito era organizzato per clan (cfr la strage dei Fabii).
I Claudii e gli Aurelii arrivano dalla sabina nel IV sec, nello stesso periodo vengono i Decii dalla Campania; i Porcii da Frascati nel III sec.
Come nasce la classe plebea?
Molte discussioni anche su questo: tutti quelli esclusi dal gruppo dirigente patrizio? La teoria più vecchia ci legge delle divisioni etniche, ma è stata rifiutata, mentre secondo la teoria economica si tratta di Artigiani e Commercianti Vs grandi Proprietari terrieri, per altri Poveri Vs Ricchi; ma probabilmente si tratta di una schematizzazione eccessiva.
Secondo Momigliano la contrapposizione fra populus e plebs nasce come contrapposizione fra chi è in grado di fornire uomini per l'esercito e chi no, in base a una struttura originaria per centurie censitarie (Classis).
Questa teoria non può essere accolta perché azzererebbe tutta la lotta fra patrizie e plebei secondo la tradizione, che dice che l'arma del ricatto era proprio la leva: senza i plebei non si va in guerra per difendere o attaccare. Inoltre il tribunus è una carica militare all'inizio, con cui si indicavano i rappresentanti della plebe; anche il giuramento di fedeltà al tribuno era di tipo militare.
Ci furono una serie di secessioni, ribellioni, minacce di separazione.
La prima secessione 494 a.C.
Secondo la tradizione unanime la plebe in quella data esce dal pomerio, si riunisce sul monte Sacro in un concilium plebis eleggendo i propri rappresentanti (tribuni plebis): 2 che diventano 4, poi 5 poi 10 dal 457 fino all'epoca storica.
I tribuni plebis con una lex sacrata (giuramento solenne) diventano inviolabili (sacrosancti) dal punto di vista religioso: chi li danneggia è sacer, quindi sospeso dalle leggi civili e può essere ucciso da chiunque, viene privato delle sue proprietà che vengono accumulate e attribuite al tempio di Cerere, protettrice dei plebei; era l'unico modo per i plebei di far riconoscere di fatto il potere dei tribuni.
I tribuni hanno lo ius auxilii; tentativo di arginare e controllare il potere di coercitio da parte dei magistrati: potevano costringere con la forza ad eseguire gli ordini o le sentenze con incarcerazione, pene corporali fino alla pena di morte. In questo modo i tribuni possono opporsi con una pari possibilità di coercitio: possono a loro volta punire i magistrati che abusano del loro potere.
Sono leggi riconosciute de facto e non de iure, sostenute dalla compattezza della plebe: anche i patrizi che ancora non riconoscono questa legittimità devono comportarsi come se fossero legali, altrimenti sarebbe la guerra civile.
Probabilmente lo scopo della prima secessione era solo questo, di dare garanzie personali ai plebei: costituzione di assemblee, elezione di tribuni dotati di sacrosanctitas.
Secondo la tradizione, invece, già qui ci sarebbero stati altri scopi e obiettivi: partecipazione dei plebei allo sfruttamento delle terre pubbliche conquistate e opposizione alla schiavitù per debiti – ma probabilmente sono proiezioni successive, è improbabile che ci fosse già il problema dei debiti o così tanto ager publicus, erano problemi cogenti all'epoca dei Gracchi.
Secondo la tradizione, inoltre, sarebbero già note le altre magistrature tipiche della plebe, come gli edili. Infatti non tutti gli studiosi concordano su questo punto;
Comunque si tratta di un notevole successo: nonostante non venga riconosciuta la legittimità vengono riconosciute di fatto le assemblee e i tribuni.
La seconda: 471 a.C.
Secondo la tradizione voluta da Publio Numirone?
I concilia plebis diventano assemblee per tribù: prima si vota nelle tribù per maggioranza poi per maggioranza di voti fra tribù; i risultati sono i plebisciti.
Quale valore riconoscere a queste decisioni? Probabilmente già dal 449 viene riconosciuta ufficialmente l'assemblea e la sua autorità, diventa la terza assemblea dello stato dopo i comizi curiati e centuriati: sono i comizi tributi, chiamati dal tribuno della plebe o dal console. Nel primo caso diventano plebisciti, nel secondo diventano leges.
I decemviri: 451-450 a.C.
Fra la prima e la seconda secessione vengono scritte le XII tavole.
Parecchi problemi di tradizione, profondo rimaneggiamento da un nucleo storico effettivo.
Secondo la tradizione il 451 mette fine ai contrasti fra i consoli e i tribuni, che di comune accordo sospendono, entrambi, per un anno le elezioni ed eleggono i decemviri con il compito di scrivere le leggi che regolano la vita dello stato in modo da essere un punto di riferimento stabile. Sarebbe un compromesso per venire incontro alle richieste dei plebei. Allo scadere dell'anno X tavole non sono sufficienti e viene eletto un secondo collegio con lo stesso incarico; la maggioranza era composta da plebei e il personaggio dominante sarebbe stato Appio Claudio, che aspirava a rendere perpetuo il potere dei decemviri strumentalizzando i plebei: i decemviri non erano soggetti a provocatio, quindi erano inappellabili, sarebbe diventata una tirannide. Ovviamente c'è una seconda secessione (provocata dal comportamento odioso di Appio Claudio) che abolisce il decemvirato e pubblica le ultime tavole, nonostante siano contrarie alla plebe, mentre i consoli Valerio e Orazio fanno approvare le leggi Valerie Orazie:
vietano di eleggere cariche senza diritto di provocatio (l'ultima parola spetta alla plebe)
fanno riconoscere de iure la sacrosanctitas dei tribuni
fanno riconoscere il valore dei plebisciti (di fatto dal 287 a.C.: lex Hortensia)
L'episodio di Appio Claudio e Virginia è palesemente inventato, serve a calcare le tinte e dimostrare l'atteggiamento tirannico e ingiusto del personaggio che figura come un capro espiatorio. È improbabile che il secondo collegio decemvirale a maggioranza plebea approvi il divieto di matrimonio misto. In particolare è eccessiva l'opposizione tradizionale fra la saggezza del primo collegio e la follia del secondo sia in Livio che in Dionigi di Alicarnasso.
L'impressione è che ci sia stato un solo collegio, sdoppiato dalla tradizione perché le XII tavole sono considerate un patrimonio della tradizione insostituibile e giusto, ma alcune leggi sono palesemente ingiuste.
Le leggi antiplebee del secondo decemvirato sono in realtà, probabilmente, opera dei consoli patrizi promulgate successivamente come reazione del corpo sociale patrizio, contrario ad Appio Claudio perché si attribuisce un potere personale.
Resta il problema del contenuto delle leggi filoplebee che molti studiosi rifiutano ma che forse invece si possono accettare.
La legge sul riconoscimento dei plebisciti ricorre anche in altri due momenti della tradizione (339 legge di Publilio Sirone e 287 Lex Hortensia, l'unica riconosciuta come storica), quindi risulta fortemente sospetta.
Secondo Stadeley si possono accettare tutte e tre precisandole: nel 449 forse vengono riconosciuti i comizi tributi e le decisioni che prendevano, ratificate solo dopo con la decisione del Senato (anche la tradizione dice questo); nel 339 viene fatta una distinzione fra le delibere: se presa su proposta del console la validità è automatica, se la delibera è proposta dal tribuno deve essere ratificata dal Senato. Il riconoscimento totale arriverebbe solo nel 287.
Quello che è certo è che nel 449 la crisi viene disinnescata da un compromesso.
Inoltre l'istituzione nel 449 dei comizi tributi sembra confermata dal fatto che nel 447 secondo la tradizione fu istituita la magistratura dei questori per custodire l'aerarium e le finanze statali; sempre secondo la tradizione venivano eletti dalle tribù non dai consoli.
Il divieto di matrimonio misto viene revocato già nel 445 a.C. con la lex Canuleia: dal 444 però non vengono più eletti consoli ma tribuni militum consulari potestate, che col tempo diventano 3 poi 4 poi 6 ogni anno: dal 406 vengono eletti 6 tribuni militum e nessun console; naturalmente lo stesso potere diviso per 6 è minore che diviso per due.
Secondo le fonti i patrizi cercavano di arrivare a un compromesso con i plebei rifiutandosi di ammettere i plebei al consolato, quindi creano una magistratura diversa a cui possano accedere anche i plebei, ma che non fosse il consolato. Contemporaneamente viene istituita la censura, rigidamente patrizia, che aveva il controllo del censimento.
Questa versione però non torna, perché solo 20 anni dopo l'istituzione della magistratura si trova il primo tribunum militum plebeo, e in 51 collegi ce ne sono 6 plebei in totale.
Alcuni pensano che questi tribuni fossero eletti per esigenze militari di diversi fronti di guerra aperti – però questo periodo non presenta particolari pericoli militari! Inoltre quando c'era un pericolo veniva nominato il dittatore.
Probabilmente ci sono due motivi concorrenti:
1.necessità di diversificare i compiti civili e militari dei magistrati supremi mantenendone alcuni in città e altri al fronte; una conferma indiretta verrebbe dal fatto che quando il consolato è reintrodotto vengono aggiunti altri magistrati per fare fronte alle diverse esigenze.
2.esigenza politica dei patrizi di controllare i tentativi di superare il sistema oligarchico con un potere tirannico: aumentare il numero dei magistrati supremi permette di dare accesso alla gloria a più membri delle famiglie patrizie e nessuno fra loro vuole emergere con una tirannide. L'ammissione limitata e tardiva sarebbe la misura di successiva controllo per tenere sotto controllo la pressione plebea.
Pacificazione
Tutti gli episodi della storia arcaica sono estremamente problematici, sia definire il fatto in sé che capire il perché sia accaduto.
367 Licinio e Sestio, tribuni della plebe, presentano la famosa rogazione, che però doveva passare per il Senato. Secondo la tradizione c'era una legge che stabiliva il limite massimo per il possesso delle terre pubbliche a 500 iugeri (125 ettari: una discreta quantità)2. Per 10 anni è un continuo tira e molla per l'approvazione e finalmente nel 367 le rogationes, ratificate, diventano leggi: lex de modo agrorum, legge sulla riduzione dei debiti, abolizione del tribunato militare e restauro dei consoli, di cui uno obbligatoriamente patrizio.
Nel 366 ci sarebbe stato il primo console plebeo (Lucio Sestio) e vengono introdotte due magistrature: la pretura (vedi) e l'edilità curule;
gli edili curuli avevano funzioni simili agli edili della plebe (mercato, annona, ludi) ma sono aperti sia a patrizi che a plebei. Al momento dell'istituzione erano posti riservati ai patrizi perché si cerca di garantire una differenziazione delle funzioni e di consolare i patrizi della scomparsa del tribunato militare. Anche le nuove magistrature in pochi anni furono aperte anche ai plebei.
Plebiscito Genucio del 344 consente che entrambi i consoli siano plebei.
326 a.C. abolizione della schiavitù per debiti.
Dal 300 a.C. (Lex Ogulnia) sono aperti anche ai plebei tutti i più importanti collegi sacerdotali: pontefici e auguri soprattutto sono politicamente importanti e prestigiosi; ai patrizi restano i flamini, il rex sacrorum e i Salii.
Poi 287: Lex Hortensia dà lo stesso valore a plebisciti e delibere dei comizi centuriati, cioè chiunque convocasse i comizi se la proposta era stata approvata era valida e vincolante
A questo punto siedono in Senato anche i plebei, in quanto ex magistrati e nasce una nuova nobilitas che in un secolo o poco più assicura la conquista dell'intera penisola e la proiezione mediterranea del potere di Roma operando in modo armonico, senza contrasti. La classe senatoria resta però chiusa fra il 191 e il 107. Dopo questa data siamo già nel momento di crisi delle istituzioni ed entrano in Senato personalità come Mario e Cicerone.
L'imperialismo romano
Roma nasce con velleità regionali e poi diventa la massima potenza d'Italia e quindi la massima e unica del Mediterraneo.
Come abbia fatto a resistere nel tempo? Difficilmente imperi così articolati e ampi resistono così a lungo, similmente solo l'impero cinese. Il problema si era posto già agli antichi.
Il dibattito dall'ottocento si pone in contrapposizioni vivaci.
Primo problema: trovare una definizione univoca di “imperialismo”:
azione espansiva di una struttura statale in modo sistematico, programmatico e consapevole ai danni di altre popolazioni. Cerca di affermare la supremazia e gli interessi su altre comunità con vincoli di subordinazione forte militare, politica ed economica o con il dominio diretto tendenzialmente infinito nello spazio-tempo.
Secondo Mommsen (Storia romana, 1854) l'impero romano è il risultato non voluto di una serie di azioni non legate fra loro, con obiettivi limitati di volta in volta;
anche Gaetano de Sanctis pensa che nasca da un atteggiamento difensivo, di sospetto, di ossessione per la sicurezza.
Al contrario Peter (1850) pensa che le esigenze difensive siano semplici pretesti, ma la classe dirigente romana era ben consapevole di quello a cui puntava.
Mentre inizialmente prevale il giustificazionismo (Mommsen), durante la decolonizzazione dopo la ww2 prevale la teoria di Peter.
Brizzi si oppone alle teorie imperialiste di Zirloskij:
l'ideologia militarista non è esclusivamente romana, in molte civiltà antiche il cittadino è soprattutto il soldato;
inoltre il dominio romano per molto tempo non è stato un dominio di tipo etnico, si può parlare di chiusura etnica dopo la II guerra punica per il risentimento verso i traditori.
Solo dopo la II guerra punica (e prima della conquista della Macedonia cioè 202-168 a.C.), infatti, ci sarebbero le premesse anche ideologiche per parlare di imperialismo, in particolare con la creazione delle province di Macedonia (147 a.C.) e d'Africa (146 a.C.). In questo caso funzionerebbe anche la tesi Mommsen-De Sanctis per la sindrome di paura da Annibale. Dopo la II guerra punica cambia l'atteggiamento verso gli alleati, diventa più duro e diffidente.
Il passaggio fra la repubblica e l'impero
La debolezza strutturale dello stato e della società romana si fanno sempre più evidenti: tutto l'ultimo secolo della repubblica (dai Gracchi ad Azio) è di crisi continua, guerra civile e sconquassi rivoluzionari.
Inadeguatezza delle magistrature
Le magistrature tradizionali sono ancora quelle nate per la città stato, quando l'impero si estende dalla Spagna alla Siria non potevano più essere adeguate per dominarlo e amministrarlo efficacemente. Per gestire popolazioni diverse e non integrate mancavano:
continuità di azione (avvicendamento annuale)
competenza e specializzazione, visione d'insieme dei problemi impossibile per un magistrato annuale
legislazione stabile, mentre il susseguirsi di consoli e tribuni fa sì che si alternino personalità in contrasto: legislazione altalenante e contraddittoria.
Inoltre il Senato faceva da raccordo e controllo per la politica estera fino alla prima metà del II sec a.C., controllo che viene perso gradualmente ed eroso da personalità singole.
Senato
Rottura dell'equilibio fra il Senato come corpo portatore di valori e i singoli senatori che tendono al potere.
Il Senato come corpo garante dell'equilibrio e del mantenimento dei valori si spezza a causa della competizione esasperata fra le famiglie e i singoli capi politici.
In particolare dopo la guerra sociale viene concessa la cittadinanza a tutti i popoli italici e quindi entrano in Senato molti alleati: questo sconvolge l'equilibrio precedente, che prevedeva poche grandi famiglie con il monopolio delle clientele e quindi il governo dello stato; si aggiungono nuove clientele e nuovi giochi di potere.
Inoltre nuove esigenze militari dell'impero e dell'imperialismo necessitavano di più spazio lasciato al potere militare dei singoli: la prorogatio imperii si fa più frequente particolarmente durante le conquiste in Oriente e in Spagna; la prima volta era stata usata durante le guerre sannitiche. La continuità del comando crea un legame più stretto e personale fra il comandante e i soldati, che lo vedono come proprio punto di riferimento, un rapporto forte basato sul carisma; il comandante è un interlocutore, non più solo il rappresentante dello stato per cui si presta un servizio.
Con la riforma di Mario l'attività militare diventa un mestiere pagato dal soldo, da una parte del bottino, da un terreno e/o denaro alla fine del servizio.
I comandanti con questo esercito diverso operando in Oriente vedono prospettive nuove impensabili prima: possono comportarsi come dei re contrattando con i re vinti e trattando con i re ellenistici ne ammirano e desiderano il carisma e soprattutto i segni esteriori del lusso, del potere personale, gli omaggi dei sottoposti e delle popolazioni vinte. Ne nasce un'aspirazione al potere personale esterno al mos maiorum. Il re vinto diventava cliente non di Roma ma del comandante: i grandi capi fazione hanno clientele che abbracciano intere zone d'Italia (provenienza dei soldati) o intere province o regni satellite.
Inoltre in queste campagne in Oriente i generali guadagnano enormi ricchezze personali con il bottino e l'amministrazione del luogo (generalmente un potere assoluto e senza controlli).
Il Senato si trova costretto a scendere a compromessi, si creano sempre più strappi alla tradizione che verranno poi ripresi da Augusto, p.e. conferire comandi straordinari sganciati dalle magistrature entra in uso già dalla seconda guerra punica: entrambi gli Scipioni erano morti in battaglia e il comando venne passato al giovane Scipione (futuro Africano); poi al tempo di Silla successe una cosa simile con Pompeo e durante le guerre civili ad Ottaviano fu conferito un comando da propretore. Si autorizzano deroghe alle norme (Lex Lilia, Lex Cornelia) a volte esagerate: Mario diventa console 7 volte di cui 6 di seguito, Cinna 4 volte. Si danno incarichi civili straordinari senza la rispettiva magistratura, per esempio a Pompeo per le cure annonarie, di norma cura degli edili.
Tutti questi strappi indebolivano il potere di controllo che il Senato aveva, crearono tutta una serie di precedenti formalmente legali che vennero ripresi da Augusto con la sola novità che lui attribuirà tutti quegli strappi ad una sola persona, contemporaneamente e per sempre.
Già prima di accentrare su sé il potere era stato Triumviro Rei Publice Constituendum (27 novembre 43) con Marco Antonio e Lepido, una magistratura straordinaria di 5 anni con potere uguale a quello dei consoli e addirittura maggiore in caso di conflitto. Il potere civile consisteva nel poter convocare il Senato e i comizi, lo ius coercitionis, il potere di far approvare una legge e convalidarla. Inoltre poteva decidere le candidature dei magistrati. Allo scadere dei 5 anni c'erano già dei dissidi fra i triumviri ma nel 37 a Taranto avviene una rappacificazione, il potere viene rinnovato e continuano a comandare fino al 31 dicembre 33. A quel punto Lepido era già uscito di scena per mano di Ottaviano che ne assume le truppe mentre lui va in esilio. I rapporti fra Ottaviano e Antonio si deteriorano rapidamente e si va verso la guerra. Ottaviano usa la propaganda per dipingere i rapporti fra Antonio e Cleopatra in toni foschi, assolutamente lontani e contrari dai mores romani, Antonio si sarebbe orientalizzato, è succube di Cleopatra!
Svuotamento e paralisi funzionale dei comizi
I comizi per secoli avevano funzionato per la città stato, erano scelte legislative che venivano espresse dal potere del popolo. Diventa inadeguato quando si estende la cittadinanza ai non romani, per cui vanno a votare anche cittadini della Gallia Cisalpina, della Lucania... e le assemblee perdevano rappresentatività; inoltre la percentuale dei votanti era minima, il voto decentrato non era neanche contemplato (troppi pochi mezzi di comunicazione).
Quando si acuisce la crisi politica i comizi furono dominati spesso dalla violenza, ci sono tumulti, si va a votare sotto intimidazione.
Radicalizzazione dei conflitti sociali
Che a partire dal periodo dei Gracchi provocano il rischio di guerre civili e disintegrazione.
L'economia inizia a fondarsi sullo schiavismo, i grandi proprietari terrieri sfruttano anche l'ager publicus per impostare una coltivazione più redditizia, concepita non per l'autoconsumo o per il consumo locale (vigneti e oliveti per tutto il mediterraneo), ma per l'esportazione. Questo sistema, però, era basato sul lavoro schiavile, aumentato dalle guerre e dalla pirateria; inoltre sul lungo periodo porta alla scomparsa dei piccoli proprietari: bastava un'annata cattiva per ridurli alla fame e costringerli a fare debiti con il proprietario ricco che ipotecava il loro terreno e spesso lo perdevano. Da questo si passa alla fuga dalle campagne alle città perché un nullatenente libero non poteva competere con la manodopera schiavistica e non gli restava se non andare a Roma ed entrare al servizio di qualche potente; ma si creano anche bande armate, il clientelismo crea tensioni sociali (p.e. Gli scontri armati fra le bande di Clodio e Milone che portano all'uccisione di Clodio); un'altro sfogo sono gli eserciti di professione.
Sfruttamento selvaggio delle province
I governatori di rango senatorio spremono i provinciali sperando di tornare a Roma con grandi ricchezze per sostenere la propria lotta politica (es. per arruolare bande armate di clienti o addirittura soldati). Con la stessa logica si muovono i cavalieri, che si occupano della riscossione dei tributi. Ma questa politica di sfruttamento e rapacità mette a rischio l'esistenza dell'impero per le sempre maggiori forze disgreganti che lo abitano.
Il drammatico indebolimento delle strutture tradizionali dello stato crea le basi per l'inserimento di un potere più forte, c'è posto per personaggi che sanno di poter contare su una grande massa di proletari inurbati o sulla fedeltà di soldati mercenari.
Ottaviano Augusto
Un uso spregiudicato della propaganda complica le elezioni e le indebolisce nella loro credibilità. Il più abile in questo senso fu Ottaviano, che non presentò il proprio potere in senso monarchico (come Cesare, che invece aveva accettato il titolo di dittatore a vita) ma seppe sfruttare gli eserciti, le clientele, le ricchezze di Cesare, il suo carisma, attraverso la propaganda e, consapevole di non essere un buon generale, seppe scegliere e legare a sé i migliori dell'epoca, come Agrippa, homo novus ma molto valido. Seppe anche sfruttare tutti gli errori dei suoi avversari: con la propaganda annientò Marco Antonio.
Una volta rimasto solo al potere4, Ottaviano creò un assetto completamente nuovo. Da notare che all'inizio era in una situazione legale per il potere militare (non si poteva abrogare), illegale per il potere civile (non si può prorogare) e rafforza la sua situazione con sistemi non costituzionali, fingendo che ci fosse sempre il triumvirato grazie alla forza delle sue legioni.
36 riconquista la Sicilia: votata la sacrosanctitas
32 giuramento di fedeltà offerto tota Italia5 nella guerra contro gli “orientali” e successivamente da tutto l'Occidente. Il meccanismo è inedito perché dall'ambito militare il giuramento si sposta a quello civile;
Ottaviano evita di protrarre l'illegalità oltre il 32 e dal 31 si fa eleggere console tutti gli anni con il Senato compiacente: è un potere legale. Quindi passa a consolidare il potere:
30 ha il diritto di nominare nuovi patrizi: con le guerre civili ne erano morti molti e ce n'era bisogno p.e. per i sacerdozi
Ius auxilii: può intervenire a favore di un cittadino romano condannato per bloccare la condanna
Diritto di grazia: può richiamare dall'esilio
29 praenomen di Imperator (da Gaius che era)
28 eletto Princeps Senatus cioè persona eminente per azianità e prestigio con diritto di prendere per primo la parola nelle sedute
13 gennaio 27 Ottaviano convoca il Senato e annuncia di voler deporre i poteri e restaurare la repubblica (Restitutio Rei Publice): era un coup de theatre ovviamente e il 16 gennaio il Senato precisa la posizione di Ottaviano: sarà console per i prossimi 10 anni con una sfera di competenza di tutte le province in cui c'erano legioni, mentre quelle senza (prov. Pacate) formalmente restano al Senato. Inoltre gli viene conferito il cognomen di Augusto, un titolo nuovo proveniente dalla sfera religiosa e dotato della massima protezione divina e del massimo riconoscimento del prestigio e del carisma personale, superiore a tutti per potestas e auctoritas.
*aug- > augeo, augmentum ma anche auctor, auctoritas ⇒ richiami sacrali e politici, p.e. l'Augustum Augurium era il rituale che trovava le sue radici nella fondazione di Roma.
27 potere di Commendatio dei funzionari statali, cioè favorire l'elezione di qualcuno.
1° luglio 23 si dimette da console, decisione presa forse davvero per timore di una congiura e poi per malattia: se il Senato avesse accettato sarebbe diventato un privato. Il Senato invece gli conferma la sostanza dei poteri senza il consolato, ratificando la decisione con un voto popolare: imperium proconsulare maius et infinitum quindi dello stesso tipo di quello dei consoli ma superiore e illimitato nel tempo e nello spazio. Prima per 10 anni poi sistematicamente rinnovato di 5 in 5 anni fino alla morte.
Tribunicia potestas: diritto di veto sulle decisioni dei magistrati, diritto di convolcare e presiedere i comizi6 e il Senato. Gli venne conferito per tanti anni quanti sarebbe durato il suo regno e gli viene riconfermato ogni anno il 1° luglio. Era un escamotage per conferire il potere di una magistratura a chi non la riveste. Da Traiano in poi viene rinnovata il 10 dicembre, il giorno in cui salgono in carica i tribuni – se l'imperatore saliva al trono il 1° dicembre gli veniva riconfermato dopo 10 giorni.
Relatio in Senato: capacità di decidere l'ordine del giorno (= controllo completo della vita politica)
Così si forma la base del potere imperiale valida per tutta la durata dell'impero.
22 a.C. per una grave carestia ed epidemie il Senato affida la cura dell'annona ad Augusto (già con Pompeo era stata presa una decisione simile) che la mantiene a vita e la fa ereditaria.
Altre curae gli vengono affidate negli anni successivi, lui le affida spesso a senatori: curatele urbane o a cavalieri:
20-11 a.C.: prefetti dei vigili, viarum, aquarum, aedium sacrarum & operum locorumque publicorum, riparum & cloacarum...
12 a.C. muore Lepido: eletto Pontifex Maximus = massima autorità religiosa. Era già augure dal 41, quindecimvir dal 36, septemvir dal 16, frater arvalis ecc ecc ecc
2 a.C. Pater Patriae: valore morale fortissimo perché il pater familias comprendeva nella rete di familiari, clienti e amici tutto il corpo civile: tutti dipendono dall'imperatore, trasferendo dal mondo pubblico al privato una posizione di superiorità. Inoltre significa controllare il tesoro d'Egitto, eredità dei faraoni e re persiani e satrapi di cui lui è il successore.
Augusto ha tutto il potere militare in virtù dell'impero proconsolare ed ha l'esclusiva sugli auspici e quindi sui trionfi, che venivano celebrati da chi aveva preso gli auspici per la campagna militare, quindi l'imperatore e non il suo legatus.
Il titolo di imperator assume un'aura sacrale eccezionale: può dirsi figlio di un dio.
Aggiungi l'apparato propagandistico dei poeti di Mecenate, capillare e sottile: arti figurative dei grandi monumenti e iconografia degli oggetti d'uso comune e privato con cui diffonde un messaggio di pace, ritorno all'ordine e alla tradizione – temi assorbiti e recepiti dai privati.
Vengono superate le debolezze strutturali per la continuità del potere:
1.garantita la continuità di governo, continuità di visione e continuità d'azione
2.strutture amministrative efficienti per un impero mondiale, fondate sulla specializzazione delle competenze e nella continuità
3.interventi finanziari di interesse pubblico per ricchezze dell'imperatore, non solo di facciata, e non più competizione fra gentes.
4.Meno abusi nell'amministrazione delle province perché i governatori sono soggetti al severo controllo dell'imperatore sulle malversazioni. Cresce il consenso provinciale: stabilità, pace, interessi economici e mercato vastissimo
Ombre:
un contrasto latente fra principe e Senato, che perde centralità, resta come organo che collabora e offre strumenti per eseguire la sua volontà, campionario di collaboratori. Da Tiberio in poi il rapporto col Senato è altalenante, e tormentato, fonte di conflitti e tensioni che determinano giri di vite dell'imperatore o la sua caduta.
Precarietà e incertezza dei criteri di successione: chi designa l'erede al trono? L'imperatore? Il Senato? L'esercito (acclamarlo imperator significa dargli la carica)?
Il Senato ci teneva a ribadire il suo potere di decidere a chi donare la tribunicia potestate e l'imperium proconsolare per cui spesso si sviluppa un braccio di ferro fra l'esercito e il Senato – che subisce.