martedì 26 agosto 2008

Storia Romana 1: Fonti secondarie e Leggi (Letta)

Fonti secondarie (scritte)
Sono ripensamenti, interpretazioni e analisi del fatto storico, letteratura storica e non. Per interpretarle correttamente bisogna conoscerne le fonti primarie, risalire la filiera dal fatto all'interpretazione del fatto che ne facevano gli antichi; risulta inattendibile se non possiamo usufruire di determinati documenti.
Opere storiografiche
Genere letterario a sé con regole retoriche particolari.
Biografie
Per gli antichi era un genere a sé, distinto dalla storiografia.
Epos
Nella tradizione letteraria romana c'è l'epica di argomento storico, gli avvenimenti sono trasformati poeticamente ma restano interessanti.
Teatro
Il sottogenere della fabula togata di argomento storico che mette in scena personaggi e avvenimenti storici del passato di Roma, naturalmente tesi ad esaltare la gloria di Roma e dei romani. Alla base della narrazione dei fatti c'è una ricerca di tipo storico, una vulgata dei fatti corrispondente a quella della storiografia.
Leggi romane
Lex = legge proposta da consoli e pretori, votata dai comizi (che in età repubblicana corrispondono al popolo) centuriati (pace, guerre, alleanze) o tributi (proposte di legge).
Plebiscitum = legge proposta da un tribuno della plebe (ma è perduta la differenza che poteva avere in senso non tecnico).

Al tempo di Cicerone il testo approvato veniva inciso sul bronzo e conservato nell'aerarium custodito dai questori. Inizialmente probabilmente i testi erano scritti su tavole di legno imbiancato con calce e scritto in nero e rosso, tant'è vero che il titolo dei singoli capitoli della legge si chiama rubrica.

Da quando vengono scritte le leggi? Testi antichi possono essere sopravvissuti all'incendio del 390 a.C.? p.e. La legge sacra è della fine del VI secolo (periodo a cui risale l'uso scritto), per cui almeno qualche documento è sopravvissuto. D'altra parte l'analisi degli strati archeologici mette in discussione le fonti: non c'è stato un incendio così esteso da coprire tutta Roma.
A noi restano testi di legge a partire dal II secolo a.C.

Non tutte queste normative, ovviamente, hanno forma epigrafica, ma spesso si trovano incise anche legislazioni pertinenti a privati.
Struttura della legge romana
1.Index: denominazione della legge che unisce a LEX un aggettivo, generalmente il gentilizio del magistrato proponente e di solito segue un aggettivo o un complemento di argomento (de+abl): p.e. Lex Iulia de civitate oppure Lex Livia iudiciaria.
2.Praescriptio: premessa che contiene:
il nome completo del/i magistrato/i proponente/i
data e luogo del voto
la prima unità di voto favorevole: la prima centuria o la prima tribù, a volte anche il primo cittadino
3.Rogatio: testo v&p dell'interrogazione o della proposta; letteralmente significa proposta. Spesso divisa in capita (capitoli o articoli di legge), normalmente separati da uno spazio bianco, numerati e indicati dall'inizio da K o KL (caput legis), poi il numero e a volte la rubrica
4.Sanctio: sanzione per chi non rispetta le disposizioni (non c'è sempre) + norme transitorie per raccordare la nuova legge alla precedente legislazione in vigore.
Trattati internazionali: normalmente conservati in templi o luoghi pubblici. Ne esistevano copie scritte prima del periodo storico? Probabilmente sì perché Polibio (1° metà del II a.C.) dice di aver letto coi propri occhi insieme a un traduttore il testo di un trattato fra Roma e Cartagine dei primi anni della repubblica (fine del VI a.C. ).
In età repubblicana è il senato che gestisce le trattative, neanche i comandanti vittoriosi avevano carta bianca; i comizi centuriati sanzionavano con un sì o un no il trattato.
Atti dei collegi sacerdotali
La religione è una questione di stato nel senso che regola i rapporti fra la comunità umana e la comunità divina (Pax deorum): io faccio certi sacrifici tu fai il tuo dovere morale. I sacerdoti erano i responsabili del sacro ed erano riuniti in collegi che sono organi dello stato:
1.pontefici: erano i detentori del diritto sacro, tecnici del rapporto con la divinità
2.auguri: consultazione della volontà degli dei, interpretavano risposte e stabilivano modalità di consultazione del volo degli uccelli
3.quindecimviri sacris faciundis
4.aruspici: incaricati dello studio delle viscere delle vittime; erano sacerdoti etruschi al servizio dello stato romano.
5.Atti dei fratelli arvales: antico culto agrario rinvivito da Augusto a Diocleziano; trascrivono su lastre di marmo tutte le loro registrazioni, che vengono esposte nel bosco sacro della dea Dia.
Fonti storiche ci fanno intuire che c'erano archivi molto ricchi con un contenuto sacrale giuridico e tecnico ma è solo per i pontefici che si sviluppano le registrazioni che stanno alla base della nascita della storiografia, cioè i commentarii scritti su materiale deperibile (legno, ceramica, argilla, libri lintei, papiro); alcuni vengono trasposti in epigrafi esposte di cui ci restano frammenti significativi, ma si tratta verosimilmente di redazioni differenti da quelle prodotte per l'uso esclusivo dei pontefici.
Tra le registrazioni scritte dei pontefici c'erano:
1. Fasti
Ovvero il calendario.
Il termine deriva dall'aggettivo plurale Fasti Dies = elenco dei giorni in cui era lecito (fas) amministrare la giustizia, mentre altri giorni erano nefasti; il termine viene sentito come sostantivo.
Il nucleo più antico era attribuito a Numa Pompilio, ma ci restano esemplari epigrafici solo dell'età di Augusto e Tiberio; in questi il nucleo più antico era scritto con caratteri più grandi. A quest'altezza era una combinazione imperfetta di mesi lunari e anno solare.
La prima esposizione di un calendario scritto risalirebbe a Gneo Flavio, edile del 304 a.C. (era censore Appio Claudio Cieco, che gli permise di fare carriera nonostante fosse un liberto), mentre prima era compito dei Pontifices annunciare alla popolazione la fas dei giorni: ovviamente era uno strumento politico saldamente custodito.
Col tempo gli aggiornamenti sono necessari per l'introduzione di nuove feste, nuovi templi e commemorazioni.
Nel 46 Cesare rinnova il calendario: si azzera il ritardo e lo si blocca con l'introduzione dell'anno bisestile. Con Augusto viene inaugurato un gran numero di calendari pubblici.
Ci resta solo un calendario precedente alla riforma giuliana, i fasti anziales (??!) che sono di poco precedenti; dipinti su un intonaco poi recuperato.

Del calendario riformato abbiamo molte testimonianze: 42 secondo la raccolta di Grassi (Inscriptiones Italianae, 2° dg) fra Cesare e Tiberio. Presenta una struttura sempre uguale:
8 lettere (A-H) che sono le litterae nundinales1: gli 8 giorni della settimana più un giorno di mercato in cui la popolazione rurale affluiva in città
poi l’indicazione del numero del giorno: Kalendae (1°), il giorno dopo, tre giorni prima delle nonae ecc. (conto inclusivo), Nonae (5° o 7° a mar, mag, lug, ott), Idi (13° o 15° a mar, mag, lug, ott)
quindi la qualità religiosa del giorno: F fastus, N nefastus, NP nefastus purus, EN endopercisus cioè spezzato, mattino N e pomeriggio F, C comizialis
quindi annotazioni relative alle feste, prescrizioni rituali, commemorazioni di vittorie e sconfitte (p.e. 19 luglio Dies Alliensis sconfitta dai galli). Questa sezione si amplia nel tempo con informazioni di portata politica ideologica, particolarmente ipertrofica in epoca imperiale per la propaganda.
Un esempio è il feriale cumano (primo impero) oppure il feriale durano (da Dura Europos sull’Eufrate imperiale), lista di feste religiose al culto della famiglia imperiale: ancora all’altezza di Severo Alessandro (1° metà del III sec) tutti i reparti dell’esercito dovevano celebrare la morte di Germanico, il Dies Imperi di Traiano, Marco Aurelio ecc anche senza continuità dinastica.
2. Fasti Consulares
Elenco ufficiale dei consoli alla guida dello stato anno per anno: fondamentale per la datazione, data dai magistrati eponimi (cioè che danno il nome all’anno). L’uso di datare gli anni Ab urbe condita è solo letterario, storico o antiquario, mentre quello ufficiale era dei consoli – quindi liste ufficiali dovettero esistere fin dall’inizio dell’uso: in epoca regia non si sa come funzionasse, ma alla fine del VI sec (inizio dell’era consolare) si cominciano a redigere delle liste.
La lista a cui si faceva riferimento era quella dei pontefici che ne erano responsabili. Non ce ne restano documenti ufficiali ma verosimilmente le fonti letterarie che le usano facevano riferimento a liste ufficiali e affidabili; naturalmente resta il problema di quanto sia affidabile la parte più antica delle liste per quanto precisamente ricostruibile, sono stati posti dubbi soprattutto per la parte che riguarda il periodo fra il 510 a.C. (inizio della Repubblica) e il 390 a.C. (incendio gallico):
1.p.es. è sospetto il sincronismo fra la cacciata dell’ultimo re a Roma e la cacciata dell’ultimo tiranno dei pisistratidi ad Atene
2.nel IV secolo compaiono 4 anni dittatoriali i cui nomi sono discordanti, probabilmente non tornano i conti fra le coppie consolari e gli anni trascorsi dalla fondazione di Roma; il conto era effettuato in base al rituale di piantare un chiodo di bronzo nella parete del tempio di Giove Capitolino
3.fra il 510 e il 451 (decemviri) nelle liste dei consoli ci sono diversi nomi di famiglie plebee in evidente contraddizione con la tradizione unanime che dice che i consoli erano solo patrizi fino al 366 (leggi Licine Sestie). La spiegazione è in un’operazione successiva di famiglie plebee che fra il III e il I sec a.C. fingevano di aver raggiunto il consolato presto secondo la testimonianza di Plutarco che cita Claudio Quadrigario (I d.C.) che sosteneva che le parti più antiche della narrazione storica romana erano inattendibili a causa delle falsificazioni compiute per glorificare le gentes; anche secondo Cicerone in epoca per lui recente le gentes più potenti si inventavano antenati illustri.
Queste obiezioni comunque non sono gravi e ci sono spiegazioni per l’attendibilità complessiva: potrebbe esserci qualche anno inventato: la difficoltà a far coincidere una lunga lista di nomi ripetitivi con i chiodi piantati nella parete del tempio può aver indotto a inserire delle annate fittizie per recuperare il totale, non significa comunque che tutta la lista sia inventata; inoltre se erano falsificazioni sistematiche dovremmo trovare solo nomi di gentes importanti in epoca più recente mentre resistono alcuni illustri sconosciuti come i Sicinii.
Un’altra spiegazione è che alcune famiglie patrizie si siano estinte mentre i discendenti dei loro liberti abbiano fatto fortuna fino a rivestire il consolato. Le vere falsificazioni erano più modeste, lo spazio di manovra per inserire dei cognomina era ristretto perché le liste nella parte più antica avevano solo il nomen e il gentilizio.
3. Fasti Triumphales
Fasti Capitolini
Conservati nei musei capitolini ma provenienti dal Foro romano sono 49 frammenti di Fasti consolari scritti fra il 483 a.C. e il 13 d.C. e 41 di fasti Trionfali fra il 753 (data fittizia) al 19 a.C. Gli umanisti li consideravano ingenuamente le liste originali dei pontefici, mentre sono la monumentalizzazione della lista voluta da Augusto per celebrare i suoi successi come culmine della storia di Roma, regime in assoluta continuità col passato; in suo onore vennero affisse su un arco. I fasti trionfali vennero aggiunti in un secondo momento: quando uno dei piloni cede viene consolidato aggiungendo due passaggi minori con un architrave come contrafforte decorati con i Fasti Trionfali – il tutto viene inaugurato nel 19 a.C.
I fasti capitolini sovrapposti alle notizie degli autori antichi danno una ricostruzione sostanzialmente attendibile della lista completa della Roma repubblicana.
4. Annales Pontificum
Non si sa quando si cominciò a scrivere anno per anno gli avvenimenti principali accaduti sotto i singoli consoli. Sono registrazioni degli accadimenti della vita pubblica con risvolti religiosi anno per anno, come ci si è comportati e come hanno risposto le divinità per sapere come comportarsi in futuro.
Annali dei Pontefici veri e propri
Registrazioni destinate all’archivio ad uso dei pontefici quindi redatti su tavolette cerate o inchiostrate riunite con cordicelle (codice) o in volumina (libri lintei o papiri); sono materiali precari probabilmente copiati successivamente non si sa con quale grado di fedeltà. Sembra che coprissero anche il periodo delle origini (ovviamente non originali): Cic, De Rep, I, 25, 16 dice che la prima eclissi di sole registrata dai pontefici fu nel 400 a.C. mentre le eclissi precedenti fino a quella della morte di Romolo furono calcolate dai pontefici su base astronomica.
Tavola pubblica
Esposta anno per anno dal Pontefice Massimo; era una tavola imbiancata a calce su cui venivano scritte le indicazioni del pontefice per l’esposizione al pubblico – era quindi di grandi dimensioni e con una scelta particolare di avvenimenti ovviamente.
Annales Maximi
Conosciuti perché citati nella letteratura come opera letteraria divisa in 80 libri circolante al tempo di augusto come summa delle registrazioni dei pontefici.
Il 400 è la data (ovvero il periodo) della prima registrazione dei pontefici: tutto ciò che è precedente negli Annales Maximi sono ricostruzioni non attendibili, ma hanno lo stesso valore e criteri delle opere letterarie che conosciamo.
Cicerone raccontale registrazioni dei pontefici andavano avanti fino al 130 a.C., in cui il Pontifex Maximus P. Mucio Scevola si occupò della prima pubblicazione (?). Secondo Mommsen (1850 ca.) in questa data i pontefici smettono di registrare anno per anno e riuniscono e pubblicano tutti i materiali d'archivio in forma di Annales Maximi; più recentemente Frier (1980) ha contestato questa tesi e sostiene che la pubblicazione sia posteriore, forse d'età augustea (influenze letterarie).
Nella versione letteraria il materiale è rimpolpato: 80 libri dalle origini di Roma al 130 a.C. mentre Livio usa meno di 60 libri e già infioretta parecchio la narrazione. C'erano i nomi dei magistrati dell'anno, le tappe fondamentali delle guerre (battaglie, alleante, trionfi, tregue, armistizi ecc.), avvenimenti in patria (politica interna), avvenimenti catastrofici o straordinari (prodigia, catastrofi, stranezze varie), approvazione di leggi e senatusconsulta, atti pubblici con risvolti religiosi o rituali (quindi tutti gli atti politici: censimenti, lustra, comizi, fondazione di colonie, dedica di templi e statue, morte o sostituzione di sacerdoti)
5. Libri Pontificales
Da Romolo in poi. Libri tecnici di giurisprudenza e di tecnica rituale: norme di diritto sacro. Simili ai libri augurales, che erano specializzati nel volo degli uccelli.
Libri Lintei
Conservati nel tempio di Giunone Moneta. Ne nasce una polemica fra gli storici che disputano su una data richiamandosi entrambi ai libri lintei come fonte.
Atti del Senato
Inizialmente veniva registrata solo la delibera (senatusconsultum = parere del Senato), incisa su bronzo ed esposta al pubblico poi archiviate in posti diversi; generalmente nell'Aerarium dentro il tempio di Cerere2, mentre alcuni senatusconsulta riguardanti alleanze o privilegi personali (verso cittadini romani e non) erano conservati in Campidoglio3. In epoca più recente invece veniva registrato e archiviato tutto il contenuto delle discussioni negli Acta Senatus con proposte, interventi ecc. Nel 59 a.C. console Cesare gli Acta Senatus cominciano a essere raccolti in modo sistematico fino a diventare in epoca imperiale un archivio pubblico, importantissimo per gli storici: p.e. Tacito e Cassio Dione lamentano che lo storico del periodo imperiale può disporre liberamente solo degli Acta Senatus e non dell'archivio del principe (dalle riunioni del Consilium Principis). Il Senatusconsultum più antico pervenutoci è il De Baccanalibus (186 a.C.).
Erano ripartiti in:
Praescriptio
Nome/i del/i magistrato/i che hanno convocato la seduta e posto la questione, data e luogo (curia o templi fuori dal pomoerium per i generali che chiedessero un trionfo o volessero dichiarare guerra), nomi dei senatori estensori del testo scritto responsabili del contenuto (scribundo adfuerunt).
Relatio
Formula stereotipa “di cosa si parla” Quod Verba Facta Sunt (QVFS) + frase oggettiva oppure Quid de ea re fieri placeret.
Sententia
Parere o pronunciamento del Senato, introdotta da De ea re ita censuerunt.
Atti dei Magistrati
Il magistrato era assistito da un segretario che registrava i suoi atti ufficiali. Al termine della carica possedeva un archicio personale che si portava dietro e aveva cura di conservare: non esistevano archivi “ministeriali” pubblici. Alcuni storici augustei hanno consultato le cifre dei censimenti nelle case dei discendenti dei censori del periodo studiato: naturalmente c'era un forte rischio di manipolazione per gonfiare la gloria dei propri antenati.
Spesso veniva registrato un Diario commentarii di cui è un esempio il De bello gallico e il De bello civile di Cesare, tenendo presente le manipolazioni dovute al genere letterario o all'autocelebrazione.
Inoltre Cesare trasformò le proprie annotazioni in una sorta di giornale pubblico murale, gli Acta diurna, una versione laica del giornale del pontefice e una sorta di giornale d'attualità per il popolo. In epoca imperiale la propaganda si esprimeva soprattutto attraverso gli Acta urbis, che raccontavano gli avvenimenti e le celebrazioni della famiglia imperiale.
In epoca tardo-repubblicana la registrazione in forma di commentarii si è affermata gradualmente e tardi. Alcuni commentarii circolanti attribuiti a Servio Tullio sono probabilmente falsi creati nel I a.C. e fatti circolare per appoggiare la politica interna di quell'epoca. Nel periodo imperiale sul modello degli Acta magistrati si svilupparono gli Acta principis: archivio difficilmente accessibile ma anche il più prezioso.
Lettere, editti, decreti ufficiali dei magistrati
Lettere dei comandanti dalle città nemiche/alleate.
Relazioni al Senato sull'andamento della guerra, proposte e trattative dei comandanti.
Ci restano esemplari epigrafici e su papiro di lettere ed editti, ma tutti posteriori alla seconda guerra punica; particolare sviluppo conobbero nel periodo imperiale: si affermarono editti e lettere dell'imperatore (// maggiore burocratizzazione dello stato).
Constitutiones principi
Ovvero tutti i pronunciamenti scritti con valore normativo emessi dal principe in forza del suo imperium proconsolare maius et infinitum4. Con l'impero le altre fonti di diritto tradizionale scendono in secondo piano a favore della Constitutio principis: le leggi del Senato continuano ad esistere, mentre i comizi gradualmente spariscono a partire dal I d.C.: non votavano più le leggi, si riunivano solo per votare per acclamazione ciò che era già stato deciso.
Sono indicate da una inscriptio all'inizio (chi è l'imperatore, chi è il destinatario) e una subscriptio alla fine (luogo e data della costituzione).
Edictum
Ordinanza su temi generali e non casi singoli. Emesso con riferimento o su tutto l'impero o per una o un gruppo di province, oppure per Roma. Emessa dall'imperatore in virtù dell'imperium proconsulare maius & infinitum.
Mandatum
Ordini dell'imperatore ai governatori provinciali, destinati anche ai funzionari specifici.
Rescriptum
Risposta a una domanda scritta rivolta all'imperatore: ha valore normativo definitivo. p.e. domande fatte da parti in causa giudiziaria o da autorità giudicanti.
Decretum
Decisione presa dall'imperatore su questioni su cui decide lui di avere potere o singola sentenza su controversia giudicata direttamente dall'imperatore.
Raccolte di testi giuridici
Abbiamo notizia di molte raccolte di testi giuridici:
Codice gregoriano
Redatto da Gregorio nell'impero orientale risale ai tempi di Diocleziano e raccoglie per comodità dei giuristi tutte le constitutiones in vigore
Codice Ermogeniano
Integrazione indispensabile del precedente perché Diocleziano riforma radicalmente la sistemazione delle province dal punto di vista fiscale, amministrativo, giudiziario.
Codice Teodosiano
Raccolto da Teodosio II e giunto lacunoso dal II al V libro, mentre gli altri sono integri. Codice ordinato nel 435 e pubblicato nel 438 entra in vigore dal 1° gennaio 439 inizialmente solo in Oriente e poi anche in Occidente con Valentiniano III.
Sono 16 libri divisi in titoli, sezioni omogenee al cui interno sono ordinati cronologicamente. Attinge e supera tutte le precedenti raccolte.
Codice giustinianeo
La prima versione fu pubblicata nel 529 ma non ci è giunta. La seconda versione venne ordinata per tenere conto delle costitutiones emesse da Giustiniano per avere un corpus organico; pubblicata nel 534 d.C. e divisa in 12 libri, a loro volta divisa in titoli in ordine cronologico ripartiti in rubriche.
Digesto di Giustiniano
Raccolta di tutte le leggi (senatusconsulta + leggi) archiviate a Roma: probabilmente dopo il sacco di Alarico molti archivi non esistevano più, ma erano ricavabili dalle opere dei giureconsulti commentate.
Digesta [iura] significa leggi ordinate sistematicamente, note anche come Pandette, traslitterazione di Πανδεκταί cioè raccolte sostitutive (delle leggi).
Giustiniano autorizzò la commissione a ritoccare i testi ogni volta che fossero in contrasto con la normativa in vigore per adeguarli alla realtà attuale.
Pubblicato nel 533 in 50 libri divisi in titoli con rubriche: in ogni sezione ci sono i brani dei giureconsulti che citano la legge. Il testo era costituito del principium + paragrafi5.
Institutiones di Giustiniano
Trattatello elementare di diritto che doveva sostituire quello di Gallio (seconda metà del II d.C.); utilizzava e ordinava le norme del Codice e del Digesto riordinandole come se l'imperatore dicesse “bisogna fare così”. Sintetico e breve.
Institutiones + Digesto + Codice = Corpus Iuris Civilis.

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