Sistema onomastico
La forma si generalizza dall’inizio dell’età imperiale.Caius Iulius Luci filius Caesar; Lucius Cornelius Publi Geni Filius Scipio Africanus
Praenomen
Nome personale. Sono pochi e ripetitivi (Lucio, Marco, Gaio…) per questo abbreviati.
A Aulus
Ap Appius
C Gaius
Cn Gneus
D Decimus
L Lucius
M Marcus
M' Manius
N Numerius
P Publius
Q Quintus
Ser Servius
Sex Sextius
S(p) Spurius
Ti Tiberius
T Titus
Nomen Gentilicum
Ovvero il nome della gens; si costruisce aggiungendo -anus:
1.gentilizio dalla madre: il figlio di Catone e una Licinia sarà M. Porcio Cato Licinianus
2.per adozione: P. Cornelius Scipio Aemilianus
3.in seguito si usano due cognomina, sia quello del padre che quello della mdre (sia quello della famiglia originaria che quello dell'adozione)
A partire dal I-II d.C. troviamo i poliomini, forme onomastiche complesse.
Dall'editto di Caracalla (212 d.C.) si disgrega il sistema onomastico: un gran numero di nuovi cittadini assume il gentilizio dell'imperatore (Aurelio), che quindi col tempo si perde, poi man mano gli altri elementi fino ad arrivare al solo nome + eventualmente un soprannome.
Filiazione
F(ilius), N(epos), PRON(epos), ABN(epos).
Tribù
La circoscrizione elettorale anagrafica per i diritti civili e politici
Cognomen
Tipicamente è il nome specifico di un ramo o clan familiare es. Gens Cornelia: Cornelii Scipiones, Cornelii Lentuli, Cornelii Sullae. Nella prima metà del V secolo quasi nessuna famiglia aveva il cognomen quindi gli elenchi consolari originari nella parte meno affidabile non ne avevano.
Successivamente l'uso del cognomen si diffonde anche nelle classi non nobiliari per imitazione (dalla dinastia giulio-claudia tutti i cittadini maschi adulti usano anche il cognomen), per esempio i liberti assumevano il nome del padrone e usavano il loro praenomen da schiavo come cognomen; dal II a.C. anche i liberti usano i tria nomina.
Può anche essere il cognomen personale es. Scipione Africano, Scipione asiatico...
Formula onomastica femminile
All'inizio il solo gentilizio al femminile (Calpurnia Cnei filia) poi si aggiungono i cognomina per distinguere le sorelle.
Formula onomastica per i liberti
Praenomen + gentilizio + patronato (sostituisce la filiazione) + cognomen (manca la tribù): Aulus Domitius Auli liberti Pamphilus Servilianus; a volte il doppio nome diventa un doppio cognomen.
Formula onomastica per gli schiavi
Nome unico + nome del padrone al genitivo: Pamphilus Servili M(arci) S(ervus) [formula più arcaica] o Pamphilus Servili. A volte hanno un doppio nome, dopo un passaggio di proprietà.
Formula onomastica imperiale
Gaio Ottavio → Gaius Iulius Caesar Ottavianus (dal 44 a.C.; già prima di essere imperatore si faceva chiamare Iulius e i nemici lo chiamavano Ottavianus).
Nel 27 a.C. il Senato gli attribuisce il cognomen onorifico di Augustus, diventa allora
Imperator (Assunto già dal 29 per concessione del Senato. Da epiteto diventa praenomen)
Caesar (Da cognomen a gentilizio)
Divi Filius (ma manca la tribù)
Augustus (nome personale)
Dopo Augusto Caesar diventa uno pseudo-gentilizio per l'imperatore, usato dopo il praenomen Imperator, Augustus sta ad indicare la tribunicia potestas e l'imperium maius et infinitum. Elemento distintivo diventa il praenomen: Tiberius Claudius Nero : Tiberius Iulius Caesar : Tiberius Caesar Augustus.
Nella denominazione dell'erede designato non c'è Imperator ma prima Caesar: se si trova invece Augustus l'erede ha già la tribunicia potestas e l'imperium proconsulare, quindi è associato al potere con l'imperatore.
Gaio Caesar Augustus Germanicus: cognomen ereditato dal padre Druso Maggiore
Tiberius Claudius Caesar Augustus Germanicus: infatti Claudio non viene adottato dagli Iulii e mantiene la sua familia.
Imperator (dal 66) Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus (adottato da Claudio)
Con Vespasiano si attribuiscono in blocco tutti i poteri dell'imperatore e la formula standard è:
Imperator (Praenomen)
Caesar (Gentilizio)
Vespasianus (nome personale)
Augustus (Aura religiosa dell'imperatore)
Antonino Pio inserisce l'intero nome da privato e aggiunge per decreto degli epiteti elogiativi: Pius (poi Felix e Invictus).
Da Marco Aurelio a Lucio Vero si aggiunge un Maximus prima del cognomen ex virtute.
Vita municipale
Divide veramente, all'altezza del I sec d.C. l'oriente di più antica e profonda urbanizzazione dall'occidente, ancora poco e superficialmente urbanizzato. L'impero è un reticolo di città più che un'unità territoriale stretta.
La vita municipale ha come momenti culmine le elezioni (in cui diversamente da adesso erano gli stessi elettori a spingere per il candidato preferito), la scelta del patrono e l'evergetismo.
Le città occidentali sebbene peregrine assumono spesso le istituzioni romane: populus costituito in una Res Publica ripartito in due curie chiamate comizi. I magistrati sono cittadini liberi di un certo censo di più di 25 anni.
Il cursus municipale
prevede 3 tappe di 2 incarichi ciascuna: 2 questori (finanze), 2 edili, 2 duumviri, che sono la carica più alta e si occupano della giustizia e del censimento; vanno a formare il Senato locale che ha poteri decisionali su molte faccende. In epoca tardo antica queste fasce soffrono molto perché sono responsabili personalmente di un fisco sempre più rapace, quindi strette fra il potere centrale e i concittadini ci rimettono loro oppure scappano.
Le città si dividono in:
Peregrine
Cioè conquistate con tutto il loro territorio, ma mantengono i loro magistrati e le loro leggi.
Stipendiarie
Sottomesse con dovere di versare uno stipendium, ma hanno il loro governo autonomo
Libere
Teoricamente autonome e giuridicamente esterne alle province – in realtà vivono una libertà concessa da Roma spesso senza tributo.
Libere federate
città che hanno stretto un patto paritario con Roma, spesso senza tributo.
Municipi
Città peregrine con diritto romano (praticamente solo quelle italiane) o con diritto latino, in cui le cariche più alte hanno diritto alla cittadinanza romana. Da Claudio in poi non ci sono più municipi con diritto romano, ma solo con diritto latino.
Colonie
Fondazione di città nuove con coloni (deductio) da città o popoli vinti, oppure separazione giuridico-religiosa da una vecchia fondazione. Godono del diritto romano oppure dello Ius Italicum, quindi sono esenti dalla tassa sul suolo.
La vita municipale ha come momenti culmine le elezioni (in cui diversamente da adesso erano gli stessi elettori a spingere per il candidato preferito), la scelta del patrono e l'evergetismo.
Le città occidentali sebbene peregrine assumono spesso le istituzioni romane: populus costituito in una Res Publica ripartito in due curie chiamate comizi. I magistrati sono cittadini liberi di un certo censo di più di 25 anni.
Il cursus municipale
prevede 3 tappe di 2 incarichi ciascuna: 2 questori (finanze), 2 edili, 2 duumviri, che sono la carica più alta e si occupano della giustizia e del censimento; vanno a formare il Senato locale che ha poteri decisionali su molte faccende. In epoca tardo antica queste fasce soffrono molto perché sono responsabili personalmente di un fisco sempre più rapace, quindi strette fra il potere centrale e i concittadini ci rimettono loro oppure scappano.
Le città si dividono in:
Peregrine
Cioè conquistate con tutto il loro territorio, ma mantengono i loro magistrati e le loro leggi.
Stipendiarie
Sottomesse con dovere di versare uno stipendium, ma hanno il loro governo autonomo
Libere
Teoricamente autonome e giuridicamente esterne alle province – in realtà vivono una libertà concessa da Roma spesso senza tributo.
Libere federate
città che hanno stretto un patto paritario con Roma, spesso senza tributo.
Municipi
Città peregrine con diritto romano (praticamente solo quelle italiane) o con diritto latino, in cui le cariche più alte hanno diritto alla cittadinanza romana. Da Claudio in poi non ci sono più municipi con diritto romano, ma solo con diritto latino.
Colonie
Fondazione di città nuove con coloni (deductio) da città o popoli vinti, oppure separazione giuridico-religiosa da una vecchia fondazione. Godono del diritto romano oppure dello Ius Italicum, quindi sono esenti dalla tassa sul suolo.
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